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Colorare un Mandala!

Una buona idea per trascorrere un po’ di tempo in tranquillità ed armonia e nel medesimo tempo allenare il nostro cervello?
Colorare un Mandala!
Curiosando, come spesso mi accade di fare, in libreria, ho trovato diversi libri con figure e Mandala da colorare e così ho deciso di acquistarne uno e di provare questo strumento potente di “rigenerazione psicologica” ed accogliente espressione artistica arcaica.
La pratica del Mandala ha origini antichissime, la parola Mandala in sanscrito significa Cerchio, Circonferenza, Cerchio Magico ed indica una forma antichissima di rituale per colorare disegni simmetrici inscritti in un cerchio. Diversi sono i modi per crearlo, si possono usare ad esempio le sabbie colorate, i petali di fiori di tutti i colori, le conchiglie, ect. oppure lo si può disegnare su di un foglio e colorarlo con pastelli, pennarelli, tempere ect. Solitamente poi si cancella o si brucia atto che aiuta l’ apprendimento del non attaccamento.
Il simbolo del cerchio appartiene da sempre al patrimonio espressivo dell’umanità (si sono ritrovati reperti preistorici che raffiguravano motivi in cerchio ed a spirale ed in ogni cultura e tradizione, sia orientale che occidentale, si ritrovano nella loro storia raffigurazioni, sculture e costruzioni in cui sono presenti cerchi) e rappresenta l’intero universo che racchiude simbolicamente l’origine di ogni cosa.
Il Mandala è composto da un centro (al quale arrivare e dal quale partire) e da una circonferenza che lo contiene ed ha assunto “il valore simbolico della coscienza, della vita, della morte e della rinascita” (M.P.Alignani).
Il cerchio ci riporta anche al mondo della mitologia, dei miti e delle fiabe dove il protagonista parte dalla sua casa (il centro) e durante il suo viaggio affronta avventure, difficoltà scoprendo le proprie capacità, i propri talenti, le proprie risorse ed una volta diventato più maturo e consapevole, torna a casa.
“Il Mandala è una specie di mappa interiore che guida chi vuole percorrere un percorso di crescita personale; un modo per far emergere, accogliere e tradurre in colore emozioni, sensazioni, idee, vissuti,per costruire o ricostruire il proprio ordine interiore”(C Benini).
Tuttora nella comunicazione, nella pubblicità nei vari marchi e loghi (es. BMW, Philips, Vodafone ect.) è presente la figura del cerchio e questo perchè impatta col nostro inconscio mettendoci “in contatto con archetipi e simbologie che sono dentro di noi, come ha rivelato Jung dopo aver studiato l’antropologia, i miti e la simbologia delle varie culture.”( M.P. Alignani).
I Mandala rappresentano un viaggio che coadiuva la crescita interiore e sono un magnifico esercizio che permette di arrivare al centro di se stessi favorendo il benessere, l’ordine, l’armonia.
Dopo aver trovato un angolo tranquillo ed una postazione comoda dove colorare il nostro mandala avvertiamo chi vive con noi che non vogliamo essere disturbati per un’oretta, se ci fa piacere mettiamo una musica delicata ed avvolgente, se amiamo i profumi accendiamo un incenso od una candela profumata.
Quando tutto è prondo inspiriamo ed espiriamo profondamente per una o due volte , quindi osserviamo con attenzione e concentrazione in silenzio il Mandala che ci accingiamo a colorare entrando così nello spazio dell’anima ed iniziamo!
Secondo le recenti ricerche scientifiche mentre coloriamo stimoliamo varie aree del cervello, quelle associate alle attività motorie, alla creatività, alla percezione, ai sensi, riduciamo lo stress e impariamo a trovare noi stessi, a tranquillizzarci ed a rinnovare le forze..
Diversi sono i benefici che si possono trarre da questo incredibile esercizio che sta avendo un sempre maggior numero di seguaci, che risveglia la nostra immaginazione e ci fa tornare bambini, cosa che induce già di per se un immediato senso di serenità.
Colorando un Mandala miglioriamo la nostra capacità di concentrarci e centrarci, impariamo “a gestire i confini accettando quelli fondamentali e anche a strutturare liberamente lo spazio che sta nel mezzo “(C.Benini), stimoliamo la nostra creatività e sviluppiamo la capacità di trovare soluzioni, anche creative, ai problemi, ci riconnettiamo alle nostre emozioni.
Questa attività è un ottimo antistress ed antiansia in quanto ci rilassa e ci porta ad una sorta di stato meditativo dal momento che il cervello attiva la medesima frequenza di quando meditiamo, inoltre, concentrandoci sull’atttività di colorare, favoriamo il dipanarsi dei pensieri negativi, ripetitivi e dei ruminamenti mentali sviluppando una personalità armoniosa.
Colorando impariamo ad orientarci ad un modello di vita ed a viverne in risonanza, integriamo meglio le esperienze imparando ad attingere forze dal nostro centro.
“Secondo la psicologa Gloria Martínez Ayala, quando coloriamo attiviamo aree diverse dei nostri due emisferi celebrali. “L’attività coinvolge sia la logica, tramite cui coloriamo le forme, che la creatività, quando mischiamo e combiniamo i colori. In questo modo si mettono in moto le aree della corteccia cerebrale legate alla visione e all’ abilità motorie raffinate [è necessaria la coordinazione per fare movimenti piccoli e precisi]. Il rilassamento che ne deriva abbassa l’attività dell’amigdala, una parte basilare del nostro cervello coinvolta nel controllo delle emozioni e che è colpita dallo stress” (Huffington Post)”.
Ed ora … buon Mandala a tutte!!!

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Un contadino giapponese disperato chiese un incontro con un famoso Maestro Zen e il suo allievo; quando si presentò, il contadino disse:
“Maestro, mi devi aiutare! Sono disperato! Mia moglie mi ha scacciato di casa perché dice che sono un fannullone, mio figlio maggiore è scappato con una geisha invece di aiutarmi nei campi, il Daimyô ha preso gli altri due miei figli maschi per le sue guerre, non mangio da tre giorni, mia madre è morta lo mese scorso.
Ti prego aiutami, solo tu puoi farlo!!!”

Maestro e discepolo si trovavano nel giardino della loro dimora, l’allievo guardò il Maestro che sembrava pensoso, una farfalla svolazzava allegramente tra fiori rossi porpora e il cielo era terso, spirava una leggera brezza primaverile che rinfrescava l’ambiente.

Il contadino era trepidante in attesa della risposta che il Maestro gli avrebbe dato e anche il discepolo non poteva proprio immaginare come il Maestro avrebbe potuto aiutare il povero contadino.

Dopo qualche minuto il maestro si voltò verso il contadino e gli disse: “Ricordati che l’acqua scorre nel ruscello, le farfalle volano, il vento ci accarezza e il cielo è blu.”

Il contadino rimase ammutolito per qualche secondo, poi iniziò a ringraziare il Maestro e ad inchinarsi, sembrava veramente sollevato dal peso delle sue disgrazie.

Quando il contadino se ne andò, il discepolo si rivolse al Maestro: “Maestro, non ho capito il senso della sua risposta” e il Maestro gli disse:
“Aspetta, abbi pazienza!’

Passò un anno e il contadino tornò a fare visita al Maestro.
La sua condizione esteriore denotava un sicuro miglioramento rispetto l’anno precedente.
Arrivato al cospetto del Maestro Zen gli disse:
“Maestro, le sue parole mi hanno veramente aiutato, mi hanno svelato lati che non vedevo nella mia situazione: mia moglie mi ama e mi accudisce, il mio figlio maggiore è tornato e mi aiuta seguendo le mie indicazioni, anche il Daimyô ha ascoltato questo povero contadino e ha restituito entrambi i miei figli minori che così possono aiutarmi nei campi.
Sono diventato un uomo benestante e felice e questo lo devo ai tuoi preziosissimi consigli”.

Il contadino fece un dono al Maestro e se ne andò.

Quando furono soli, il discepolo disse:
“Maestro, non ho ancora capito, malgrado abbia meditato tutto l’anno, come le tue parole possano aver aiutato quel contadino. Ti prego, spiegamelo!”

Il Maestro gli rispose:
“Caro discepolo, è questo uno dei vantaggi di essere un Maestro Zen: puoi dire quello che ti passa per la testa sicuro che la gente lo interpreterà come grande insegnamento! … e agirà di conseguenza!”
L’amore è basato sul rispetto. L’amore non prova dispiacere per nessuno, ma prova compassione. L’amore non ha aspettative. Quando amiamo non abbiamo aspettative: agiamo perché vogliamo farlo. Vi sentite dispiaciuti per me quando non mi rispettate, quando non pensate che io sia forte abbastanza per farcela. D’altro canto l’amore rispetta.
Ti amo , so che puoi farcela. So che sei forte abbastanza, intelligente abbastanza, bravo abbastanza da poter fare le tue scelte. Se cadi, ti posso allungare la mano e aiutarti a rialzarti. Posso dire:”Puoi farcela, continua”. Questa è compassione, ma non è lo stesso che sentirsi dispiaciuti. L’amore è completamente responsabile. Qualsiasi cosa pensiamo, qualsiasi cosa facciamo ha delle conseguenze. Sperimenteremo le conseguenze delle nostre azioni in un modo o nell’altro. Ogni essere umano è responsabile delle proprie azioni, anche se non vuole. L’amore è sempre gentile; quella gentilezza vi rende generosi e apre tutte le porte. L’amore è generoso. L’amore è incondizionato. Nel sentiero dell’amore non ci sono se. Non ci sono condizioni. Io ti amo come sei e tu sei libero di essere come sei.
Don Miguel Ruiz – “I quattro accordi”

La Paura – storiella zen

Un vecchio saggio stava attraversando la giungla in compagnia di un suo giovane monaco. Scese la notte e cominciarono a calare le tenebre. Il vecchio saggio chiese al giovane monaco:
‘Figlio mio, credi che lungo questo sentiero ci siano pericoli? Questo sentiero attraversa una fitta foresta e stanno calando le tenebre. Abbiamo qualcosa da temere?’.
Il giovane monaco era molto sorpreso, poiché in un sannyasin non dovrebbe mai sorgere il problema di avere paura, sia che si trovi in una notte buia oppure illuminata, sia che si trovi in una foresta oppure sulla piazza del mercato, quindi quella domanda era davvero sorprendente. Inoltre, questo vecchio non aveva mai avuto paura. Che cosa gli stava accadendo? Perché adesso mostrava di aver paura? C’era qualcosa che non andava!
Camminarono ancora un po’ e la notte diventò più buia. Il vecchio chiese di nuovo: ‘C’è qualcosa di cui dobbiamo preoccuparci? Raggiungeremo presto la città più vicina? Quanto è ancora distante?’. Poi si fermarono vicino a un pozzo per lavarsi le mani e il viso. Il vecchio consegnò al giovane monaco la borsa che portava in spalla dicendogli: ‘Abbi cura della mia borsa’.
Il giovane pensò: ‘Certamente deve contenere qualcosa, altrimenti non sarebbe sorto in lui il problema della paura e non avrebbe raccomandato di prendermi cura della borsa’.
Per un sannyasin era insolito anche il fatto di prendersi cura di qualcosa; in questo caso, non avrebbe senso diventare sannyasin, infatti chi ha delle cose da custodire ha una proprietà. Che bisogno ha un sannyasin di prendersi cura di qualcosa?
Il vecchio cominciò a lavarsi il viso e il giovane diede uno sguardo nella borsa: vide che conteneva un lingotto d’oro, e comprese la causa della paura. Lo gettò via e mise nella borsa una pietra di uguale peso. Il vecchio, subito dopo, tornò in fretta dal giovane e si riprese la borsa; la tastò, ne verificò il peso sollevandola, se la mise sulla spalla e si rimise in cammino.
Dopo un breve tratto, tornò a chiedere: ‘Sta diventando proprio buio, abbiamo perso la strada? C’è qualche pericolo?’.
Il giovane gli rispose: ‘Non avere paura. Ho gettato via la tua paura’.
Il vecchio saggio era sconvolto. Guardò immediatamente nella borsa e vide che al posto dell’oro c’era una pietra. Per un attimo rimase attonito e poi, scoppiando in una risata, esclamò: ‘Che idiota sono stato! Portavo in spalla una pietra e avevo paura perché credevo fosse un lingotto d’oro’. A quel punto lo gettò via e disse al giovane monaco: ‘Dormiremo qui questa notte, visto che al buio è difficile trovare la strada’. E quella notte dormirono pacificamente nella foresta.

tratto da “Ricominciare da sé” di Osho ed. Oscar Mondadori