enrica rossi

La tua Vita, il posto migliore dove Essere!

Tag: acqua

Filastrocca dei mutamenti

“Aiuto sto cambiando!” disse il ghiaccio

“Sto diventando acqua, come faccio?”

Acqua che fugge col suo gocciolìo!

Ci sono gocce, non ci sono io!”

Ma il sole disse: “Calma i tuoi pensieri

Il mondo cambia, sotto i raggi miei

Tu tieniti ben stretto a ciò che eri

E poi lasciati andare a ciò che sei”

Quel ghiaccio diventò un fiume d’argento

Non ebbe più paura di cambiare

E un giorno disse: “Il sale che io sento

Mi dice che sto diventando mare

E mare sia. Perché ho capito adesso

Non cambio in qualcos’altro, ma in me stesso”

Bruno Tognolini

mare

foto di Elena Mel

Pubblicità

L’acqua del paradiso

Nel corso della loro vita da nomadi, Harith il Beduino e sua moglie Nafìsa erano soliti piantare la loro logora tenda dove potevano trovare qualche palma da dattero, qualche ramoscello rinsecchito per il loro cammello, o uno stagno di acqua salmastra.
Erano anni che facevano questa vita e ogni giorno Harith compiva gli stessi gesti: con la trappola prendeva i topi del deserto per via della loro pelle e con le fibre di palma intrecciava corde che vendeva alle carovane di passaggio.
Un giorno, tuttavia, una nuova sorgente sgorgò dalle sabbie del deserto. Harith si portò l’acqua alle labbra e gli sembrò l’acqua del paradiso. Quell’acqua, che noi avremmo trovato terribilmente salata, era infatti molto meno torbida di quella che era abituato a bere. “Devo assolutamente farla assaggiare a qualcuno che sappia apprezzarla”, si disse Harith.
Si incamminò quindi sulla strada per la città di Bagdad e per il palazzo di Harun El-Rashid, fermandosi solo per sgranocchiare qualche dattero. Portava con sé due otri pieni d’acqua: uno per sé e l’altro per il Califfo.
Alcuni giorni dopo raggiunse Bagdad e andò direttamente a palazzo. Le guardie ascoltarono la sua storia e, non potendo fare altrimenti  perché era questa l’usanza, lo ammisero all’udienza pubblica tenuta dal Califfo.
“Comandante dei credenti”, disse Harith, “sono un povero beduino e conosco tutte le acque del deserto, benché sappia ben poco di altre cose. Ho appena scoperto quest’Acqua del Paradiso e ho subito pensato di portarvela perché, in verità, è un regalo degno di voi”.
Harun il Sincero assaggiò l’acqua e, dato che capiva i suoi sudditi, ordinò alle guardie di far accomodare il beduino e di trattenerlo finché non avrebbe fatto conoscere la sua decisione. Poi chiamò il capitano delle guardie e gli disse: “Ciò che per noi è niente, per lui è tutto. Al calar della notte conducetelo fuori dal palazzo. Non lasciate che veda il possente Tigri; scortatelo fino alla sua tenda senza permettergli mai di bere acqua dolce. Poi dategli mille monete d’oro con i miei ringraziamenti per i suoi servigi. Ditegli che lo nomino guardiano dell’Acqua del Paradiso e che dovrà offrirne da bere a mio nome a tutti i viaggiatori”.
storiella sufi trovata sul sito: http://www.sufi.it/sufis…/Mulla_Nasruddin/acqua_paradiso.htm