Nel corso della loro vita da nomadi, Harith il Beduino e sua moglie Nafìsa erano soliti piantare la loro logora tenda dove potevano trovare qualche palma da dattero, qualche ramoscello rinsecchito per il loro cammello, o uno stagno di acqua salmastra.
Erano anni che facevano questa vita e ogni giorno Harith compiva gli stessi gesti: con la trappola prendeva i topi del deserto per via della loro pelle e con le fibre di palma intrecciava corde che vendeva alle carovane di passaggio.
Un giorno, tuttavia, una nuova sorgente sgorgò dalle sabbie del deserto. Harith si portò l’acqua alle labbra e gli sembrò l’acqua del paradiso. Quell’acqua, che noi avremmo trovato terribilmente salata, era infatti molto meno torbida di quella che era abituato a bere. “Devo assolutamente farla assaggiare a qualcuno che sappia apprezzarla”, si disse Harith.
Si incamminò quindi sulla strada per la città di Bagdad e per il palazzo di Harun El-Rashid, fermandosi solo per sgranocchiare qualche dattero. Portava con sé due otri pieni d’acqua: uno per sé e l’altro per il Califfo.
Alcuni giorni dopo raggiunse Bagdad e andò direttamente a palazzo. Le guardie ascoltarono la sua storia e, non potendo fare altrimenti perché era questa l’usanza, lo ammisero all’udienza pubblica tenuta dal Califfo.
“Comandante dei credenti”, disse Harith, “sono un povero beduino e conosco tutte le acque del deserto, benché sappia ben poco di altre cose. Ho appena scoperto quest’Acqua del Paradiso e ho subito pensato di portarvela perché, in verità, è un regalo degno di voi”.
Harun il Sincero assaggiò l’acqua e, dato che capiva i suoi sudditi, ordinò alle guardie di far accomodare il beduino e di trattenerlo finché non avrebbe fatto conoscere la sua decisione. Poi chiamò il capitano delle guardie e gli disse: “Ciò che per noi è niente, per lui è tutto. Al calar della notte conducetelo fuori dal palazzo. Non lasciate che veda il possente Tigri; scortatelo fino alla sua tenda senza permettergli mai di bere acqua dolce. Poi dategli mille monete d’oro con i miei ringraziamenti per i suoi servigi. Ditegli che lo nomino guardiano dell’Acqua del Paradiso e che dovrà offrirne da bere a mio nome a tutti i viaggiatori”.
storiella sufi trovata sul sito: http://www.sufi.it/sufis…/Mulla_Nasruddin/acqua_paradiso.htm
Susannah Conway, fotografa, autrice ed insegnante inglese, ormai da alcuni anni propone verso la fine dell’anno un mini-corso di cinque giorni che aiuta i suoi iscritti a trovare la parola che li guiderà durante l’anno in arrivo, sarà cioè per loro una sorta di Luce guida che illuminerà i momenti dubbiosi ed incerti nel nuovo anno.
La faccenda mi ha intrigata molto ed è scattato immediato il desiderio di sperimentare per cui, nonostante il mio inglese sia oggettivamente un po’ scalcinato, ho deciso di iscrivermi e di mettermi in gioco.
Ho partecipato con entusiasmo superando qualche difficoltà linguistica ( la mia gratitudine e il mio grazie a Google traslator!); il traguardo era quello di trovare una parola che fosse in sintonia con la nostra Vita e che ci avrebbe accompagnato durante tutto il 2016: alla fine del percorso la parola che è apparsa nel mio cuore è stata COURAGE – CORAGGIO!!!
La parola Coraggio nella lingua italiana ho i seguenti significati (dal dizionario online de La Repubblica):
1) Energia morale e fisica che fa sprezzare il pericolo, il rischio materiale, e spinge ad affrontarlo;
2) Forza d’animo nel sopportare il male, il dolore fisico e morale, la sofferenza, le avversità;
3) Fermezza, risolutezza nell’agire, nel decidere, nel parlare;
4) spreg. Sfacciataggine, impudenza, sfrontatezza;
5) ant. Cuore.
Ho riflettuto a lungo a quale di queste accezioni facesse riferimento la mia scelta e credo che per questo 2016 la parola Coraggio significhi fermezza, essere risoluta nell’agire, nel non tentennare e nel non essere dubbiosa, nel decidere e nel non recriminare, nel avere la forza di parlare, di esprimere il mio pensiero, nel far valere la mia posizione, il mio pensiero … e posso farcela!!! … e ce la farò !!!
In cosa è consistito il Viaggio per arrivare a questa certezza?
Ogni mattina, puntuale alle 11,00, arrivava nella mia casella di posta elettronica una mail che conteneva la lezione, gli esercizi ed eventuale materiale scaricabile. Grazie alla riflessione sulla parte scritta ed agli esercizi alcune parole piano piano si sono fatte strada nel mio cuore ed alla fine la scelta è stata naturale, spontanea ed è stato emozionante accoglierla, abbracciarla, ripeterla come un Mantra, una preghiera, usarla come promemoria.
Vi faccio un esempio: grazie ad una Visualizzazione guidata ho immaginato la mia giornata ideale e successivamente l’ho descritta, lavorando in un secondo momento sul mio elaborato, seguendo determinate istruzioni, ho estrapolato un primo gruppo di parole, ho cercato di comprenderle e poi di scrivere quale fosse il significato che davo ad ognuna di quelle parole.
Questo corso mi è piaciuto moltissimo e penso lo rifarò con gioia il prossimo anno, cercherò anche di elaborare una formula da proporvi ispirata a questa idea ed all’idea di un’altra donna meravigliosa Aly Edwards che propone l’uso delle parole mensilmente utilizzandole per compiere un creativo Viaggio introspettivo alla scoperta di nuove sfaccettature di noi stesse.
La scelta di utilizzare le parole, di lavorare con loro, di giocare con loro di andare alla scoperta del significato che le si attribuisce sono importanti perché sono proprio le parole che usiamo e che pensiamo che creano la nostra realtà e la nostra Vita.
La mia parola incorniciata in un Mandala (lo so devo acquistare dei pastelli migliori! Sono grata però a questi che possiedo che mi hanno permesso di colorare il mio Mandala e mi hanno fatto compagnia in quel momento!)
Buon oggi!
Come regalo di fine anno ti voglio proporre un esercizio che sto mettendo in pratica da un po’, che trovo molto efficace e che è in linea con il Vaso della Felicità! (Hai trovato il tuo Vaso? Hai iniziato a riempirlo di momenti felici?)
Non so se conosci Martin Seligman, il fondatore della Psicologia Positiva ( ha scritto libri come “Imparare l’ottimismo” e “La costruzione della Felicità” ed una frase che mi piace moltissimo è :
“Non è il rumore di un sonaglio a far ridere il bambino, ma il fatto di essere lui a farlo suonare”), suo è l’esercizio che voglio proporti e che dura ventuno giorni (il tempo necessario perché possa diventare un’abitudine).
Questo esercizio si chiama “Le tre Benedizioni” , fatti buoni che ci sono capitati nella giornata e che possiamo considerare come Doni speciali.
Mettendolo in pratica ti allenerai all’abilità di pensare a ciò che è andato bene, ti aiuterà a focalizzarti su emozioni positive, sul significato e sullo scopo della Vita oltre ad allenare la tua resilienza (la capacità di ognuno di affrontare in maniera positiva eventi traumatici, di riorganizzare positivamente la propria vita dinanzi alle difficoltà ), inoltre, utilizzando la scrittura che permette di aumentare la consapevolezza di sè (proprio perché si deve scrivere), migliorerà l’espressione e la conoscenza dei tuoi sentimenti, favorirà l’introspezione ed avrai traccia di questo tuo percorso.
Siligman scrive infatti: ” Non puoi avere una Vita positiva con una mente negativa”!
Allora, tutto quello che ti serve è un foglio di carta (o un quadernino, un diario, un notes ect.), che conserverai con cura, ed una penna.
Tutti i giorni, per ventuno giorni, prima di coricarti, regalati dieci minuti, rilassati, ripensa alla tua giornata ed individua tre momenti, tre Benedizioni per te, episodi, cose che sono andate bene (non necessariamente a te, ma che hanno comunque inciso positivamente sulla tua Vita) e perchè, poi scrivile sul tuo foglio.
Per chiarirti meglio:
ripensa, ad esempio, a gentilezze che hai ricevuto o che hai fatto, a persone che hai incontrato, a cose dette o sentite, a fatti inaspettati che ti hanno sorpreso, ad azioni quotidiane che ti fanno piacere o ti rendono felice, ma anche a cose importanti che ti sono accadute ect.
La cosa importante perché l’esercizio funzioni è che tu motiva il perchè quei tre momenti sono momenti positi, di benessere per te.
Ecco alcune domande che ti possono aiutare:
Cosa è accaduto e perché?
Che significato ha per me?
Come mi sono sentita? Che emozioni ho provato?
Posso fare qualcosa perchè riaccada?
Questo esercizio ti allena all’abilità di pensare a ciò che è andato bene, ti aiuta a focalizzarti su emozioni positive, sul significato e sullo scopo della Vita oltre ad allenare la resilienza (la capacità di affrontare in maniera positiva eventi traumatici, di riorganizzare positivamente la propria vita dinanzi alle difficoltà ) di ognuno di noi, inoltre utilizza la scrittura che permette di aumentare la consapevolezza di sè (proprio perché si deve scrivere), migliora l’espressione e la conoscenza dei propri sentimenti, favorisce l’introspezione e di tenere traccia di questo percorso.
Ed allora … buon esercizio e Buon Anno Nuovo!!!
(immagine presa dal web)